Tra i pochi effetti positivi della crisi scatenata da Covid-19 ci sono una sensibile riduzione dell’inquinamento atmosferico e delle emissioni di CO2. Abbiamo parlato della relazione tra uomo e ambiente nell’articolo “La distanza che fa bene”.
In un tempo meno scandito dalla frenesia dei ritmi di lavoro, l’arresto forzato delle attività sta facendo emergere, da un lato, la necessità di nuovi modelli di lavoro e, dall’altro, l’opportunità di abbracciare, giorno dopo giorno, nuove abitudini e comportamenti più eco-sostenibili.
Possibile che questa svolta verde, per quanto obbligata, diventi parte anche della “nuova normalità”? Possiamo sperare che la crisi planetaria del Covid-19 possa creare le condizioni di una svolta verso fonti di energia più sostenibili?
Per la maggior parte degli studiosi, c’è una sola risposta a questa domanda: la transizione verso l’energia pulita non è più una scelta, ma un atto dovuto per poter costruire un futuro energetico sicuro e sostenibile. A dichiaralo con vigore è Fatih Birol, Direttore dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA).
Sul sito dell’Agenzia, Birol afferma che l’impatto del coronavirus e il conseguente tumulto nei mercati globali stanno dominando l’attenzione del mondo. Mentre i governi rispondono a queste crisi interconnesse, non devono perdere di vista una grande sfida del nostro tempo: la transizione verso l’energia pulita.
Uno degli strumenti nelle mani dei governi è rappresentato dagli investimenti su vasta scala per favorire lo sviluppo, la diffusione e l’integrazione di tecnologie energetiche pulite in grado di stimolare le economie e accelerare le transizioni di energia pulita. Secondo Birol, spetta ai governi perseguire politiche che hanno già avuto successo in precedenza e che potrebbero rafforzare il settore delle energie rinnovabili. Un esempio? Le misure implementate per migliorare l’efficienza energetica degli edifici che creano posti di lavoro, riducono le bollette energetiche e aiutano l’ambiente.
Qui potete leggere la versione integrale del comunicato stampa dell’IEA.
Qual è, dunque, il punto di partenza per costruire una comunità energetica? L’energia. Quella delle persone che si uniscono per cooperare e quella “pulita” proveniente dalle energie diffuse, ossia le fonti rinnovabili sparse in natura, insite nella forza degli elementi, nell’acqua dei fiumi e degli oceani, nel vento e nel sole.
Le rinnovabili, afferma Piergabriele Andreoli – Direttore di AESS -, si presentano come un’alternativa alle fonti fossili da cui si differenziano per il fatto di non essere nocive per l’ambiente e a bassissimo impatto ambientale. La transizione energetica non è più una scelta ma una necessità e un’opportunità per creare nuovi modelli di produzione e abbracciare nuove abitudini e comportamenti più eco-sostenibili.