C’era una volta, un uomo-albero, al posto della chioma, aveva una folta capigliatura. Con le sue mani ritrovava gli alberi, suoi fratelli, all’interno della materia…
Se fosse una fiaba, la storia di Giuseppe Penone, potrebbe cominciare così. Nato nel 1947 a Garessio tra la Liguria e il Piemonte, in una regione di montagne, grotte e pietre preistoriche incise, Penone è un artista contemporaneo di fama internazionale. Il suo esordio risale al 1968 con azioni svolte a contatto con la natura, tese a visualizzare e modificare i processi di crescita naturali.
Ma perchè parlare di Penone associandolo all’ENERGIA? Penone è stato definito da molti “l’artista della natura”, colui che, forse, meglio di chiunque altro nella storia dell’arte contemporanea è stato capace di connettersi con essa, riuscendo a ritrovare dentro di sé gli elementi naturali che (apparentemente) sono esterni: il vento, l’acqua, il sole… in una sola parola, l’energia vitale.
La sua produzione artistica si inserisce nel contesto torinese dell’Arte Povera, in equilibrio tra contemporaneo e antichità, che ha fatto fa dell’uso di materiali “poveri” il fulcro della propria ricerca e poetica. Con i suoi gesti, Penone, osservatore instancabile delle foreste, ci restituisce le forze nascoste, le energie iscritte nel legno, invisibili ad occhio nudo. Come nell’opera Continuerà a crescere tranne che in quel punto (1968-2003), dove la mano dell’artista entra in contatto con un albero per lasciarvi una traccia, un’impronta che resterà come un segno nella sua crescita e nel suo trasformarsi.
Nell’impronta di Penone sull’albero è racchiusa l’energia stessa che, intervenendo sulla materia, ne condiziona la forma e il divenire, senza sovrapporsi, ma accompagnandola. Nel gesto dell’artista, l’energia dell’albero diventa visibile e, con essa, la straordinaria capacità dell’arte di comunicare il sensibile.