Il neologismo nasce negli anni 80′, quando Toffler pubblica il libro The Third Wave, precidendo che i ruoli di produttore e consumatore avrebbero cominciato a fondersi e confondersi. Toffler immaginò un mercato fortemente saturo dal momento in cui la produzione di massa di merci standardizzate cominciava a soddisfare domande basiche dei consumatori. In tal senso, il prosumer sarebbe il più alto livello di personalizzazione raggiunto dal consumatore con che entra a far parte del processo di produzione.
Se però ci allontaniamo del mercato su scala internazionale, quella a cui si riferiva Toffler nel suo libro, vediamo che una specifica definizione di prosumer emerge soprattutto all’interno dei gruppi di attivisti in cui I ruoli di produttori e di consumatori si integrano per escludere (o almeno ridurre) il ruolo di produttore delle multinazionali, prediligendo un approccio “fai da te” come strumento per l’autosufficienza economica.
Nel settore della produzione di energia, la figura del prosumer è il protagonista della rivoluzione energetica in atto, identificando il produttore e consumatore evoluto di energia, che produce e consuma l’energia auto-prodotta, immettendo in rete la parte rimanente. Non solo: l’energia elettrica che utilizza, è già energia digitale ovvero monitorata, ottimizzata e capace di alimentare la sua casa intelligente, la smart home, che coniuga minori sprechi e massimo benessere.
La figura del prosumer è al centro della direttiva europea Renewable Energy Directive (RED II) del 2018, in cui viene precisato che la crescente incidenza dell’autoconsumo di energia rinnovabile ha reso necessaria l’introduzione dell”autoconsumatore di energia rinnovabile e, tra questi, quelli che agiscono collettivamente.
Diventa così realtà il diritto all’energia pulita “a Km zero”.