“Less is more” è una di quelle frasi-manifesto senza tempo. Breve e concisa, racchiude nella sua brevità la sintesi stessa del valore dell’essenzialità a cui si riferisce. Coniata negli anni 70′ da Ludwig Mies van der Rohe (dai natali meno sintetici) per riferirsi al minimalismo architettonico, è stata spesso associata all’idea di risparmio energetico e di “decrescita felice”.
Un salto culturale “che ci permetta di vivere meglio con meno”, è quanto si propone il Movimento della Decrescita Felice, ideato dal saggista Maurizio Pallante, con l’obiettivo di puntare alla creazione di una nuova economia fondata sulla riduzione degli sprechi, dei rifiuti e del consumo di combustibili fossili e di materie prime. La vecchia economia, basata sui consumi e sulla crescita infinita, ha già dimostrato il suo fallimento e le disastrose conseguenze sulla biosfera ne sono la prova.
La decrescita felice, attraverso l’utilizzo intelligente delle risorse e lo sviluppo di tecnologie mirate, può rappresentare la via d’uscita dalla crisi delle “dipendenze energetiche” osservate da Ivan Illich, secondo cui “… l’impiego di energia su scala di massa agisce sulla società al pari di una droga fisicamente innocua ma assoggettante per la psiche.”.
E se elevati quanta dimostrano i loro effetti deleteri tanto sulle relazioni sociali quanto sull’ambiente, allora è arrivato il momento di guardare all’energia come a un bene e al risparmio come a un valore.
Per arrivare ad un nuovo modello co-evolutivo, in cui scienza e sociologia si influenzano a vicenda, è necessario che all’uso delle tecnologie energetiche si associno comportamenti attenti e responsabili. Ancora una volta, si tratta di mettere al centro le persone per la costruzione di una società basata sul risparmio e non sul consumo.